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In queste pagine si svolge un dialogo a distanza di cui i protagonisti erano solo in parte consapevoli. Antonio Collisani, prigioniero di guerra negli Stati Uniti, racconta le circostanze della sua cattura, il viaggio e la traversata dell'Atlantico, la vita nel campo. Iolanda Lo Valvo registra avvenimenti e sentimenti quotidiani, soffermandosi sui particolari della "prigione" costituita da una cittadina di provincia. Entrambi scrivono per far parte, ciascuno all'altro, delle proprie esperienze durante la separazione forzata, cosicché i loro testi si rispondono e corrispondono. Il loro alternarsi procede coi tempi sfasati dei silenzi postali, ma obbedisce ai ritmi coerenti scanditi dai fatti drammatici di quei giorni, specie quando la Sicilia fu invasa e percorsa dall'esercito degli Alleati. Il dialogo fittizio ricostruisce e denuncia l'assurdo della guerra, con le sue surreali "normalità", elevandosi a una dimensione corale.